Emanuela Zanotti
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LIBRI PUBBLICATI

IL SORRISO BENEDETTO

libro, Il sorriso Benedetto

Se la memoria, come ha detto il poeta, e' "il giardino del sogno", l'infanzia e' una fonte a cui torniamo di continuo a dissetarci: come acqua limpida, e' simbolo di vita che sommessamente scorre, dilavando gli insulti del tempo.Gli anni della fanciullezza e dell'adolescenza sono il calco della vita di un uomo. La nostra anima con le sue prime esperienze contiene, come il nostro corpo con il suo patrimonio genetico, la trama della vita. In quel periodo iniziale dell'esistenza, il mondo penetra con totale spontaneita' nella sfera della coscienza, senza avvertire che le pulsioni e gli automatismi culturali hanno fatto il nido nell'inconscio. Lo stampo interiore rappresenta una struttura nascosta, ma e' una memoria che plasma la materia. Forse poi la vita tentera' di allontanarci da essa, conferendole un significato struggente per qualcosa che si e' perduto per sempre. Riannodare il filo dei ricordi per catturare quei frammenti che riaffiorano ci consente di far emergere i segni dell'avvenire. La ricerca del tempo perduto rivela quella potenza creativa che accompagna il mutamento inconsapevole della storia individuale. Il ricordo e' una sorta di ritmo incessante, l'eterno ritorno di un leitmotiv dove l'armonia ogni volta ricostruisce il senso dell'esistere e lo arricchisce di una sovrana dolcezza. La malinconia non fa velo a quel "canto di culla": partitura della vita, essa racchiude i tratti dell'avvenire, come un'intima ouverture. <<Il tempo e' un fanciullo che gioca spostando i dadi: il regno di un fanciullo>>. L'enigmatico aforisma di Eraclito ci indica una profonda verita': tramite il gioco il bambino esprime la sua divinita' afferrando nel tempo il momento propizio per rimanere nell'infanzia. La sua inconsapevole attitudine gli permette di cogliere l'opportunita' di giocare trastullandosi, realizzando cosi' una sapiente congiunzione tra eternita' e tempo, una mistica dell'ineffabile, luogo di un inesauribile ritorno all'origine, che si attua nel rassicurante, reiterato "ancora una volta". L'eternita' ludica imbriglia il tempo, ma e' sempre il gioco che ci fa acquisire saggezza. Un pellegrinaggio nella terra d'infanzia ci conduce all'illimitato nel finito, a quel multum in parvo che ci consente di accogliere qualcosa di piu' grande. Di quel mondo ritorniamo a frequentare gli spazi di grazia e purezza, di vicinanza alla natura, di forza interiore, d'ingenuita', di completo e generoso abbandono, perche' conoscere e' rammentare. <<Ritrovare il mondo significa ritrovare un'infanzia misteriosamente rannicchiata nel Luogo, significa aprirsi alla luce dei grandi paesaggi, al fascino della natura, al maestoso accampamento delle montagne...>>. L'infanzia e' ricordo di una dimensione perduta, dove il tempo e' sospeso come in un sogno. Solo pochi riescono a custodirla gelosamente: solo i Kindermenschen sanno mantenere inalterate le doti primigenie di spontaneita' e innocenza. Da una prospettiva adulta quel mondo delicato e incantevole ci appare come un universo in miniatura, ma e' pur sempre l'infinitamente piccolo che ci ricorda l'infinita grandezza del creato.